Le basi neurofisiologiche dell’intersoggettività
Negli ultimi anni si sono aperti nuovi scenari dialogici tra le neuroscienze e le scienze umane. Le recenti scoperte in campo neuroscientifico sembrano confermare che la dimensione sociale esercita un ruolo decisivo all’interno delle interazioni che caratterizzano il nostro rapporto con il mondo e, nello specifico, che il nostro sistema nervoso, strutturandosi attraverso processi interattivi, è organizzato per rendere possibili le relazioni. Alcuni studi prestigiosi indagano da tempo le basi neurofisiologiche dell’intersoggettività, descrivendo come specifici meccanismi funzionali sostengano i vissuti empatici del rapporto umano. I circuiti nervosi coinvolti nel controllo delle azioni e nell’esperienza soggettiva di emozioni e sensazioni sono attivi anche quando si è testimoni delle azioni altrui e delle sensazioni da essi esperite.
Il carattere sociale dell’esistenza umana e psicologica e l’importanza della mente relazionale sembra, quindi, acquisire credito anche per le neuroscienze, che paiono confermare il carattere innato del senso sociale, la cui più evidente espressione è il fenomeno della compartecipazione emotiva.
L’essere umano, oltre a percepire la natura esterna ed oggettiva del comportamento altrui, ne percepisce direttamente in modo pre-verbale anche il carattere intenzionale e teleologico, nello stesso modo in cui esperisce se stesso quale agente consapevole e volontario delle proprie esperienze. Da questa prospettiva l’ambiente sociale appare all’individuo popolato da altri soggetti che come lui intrattengono relazioni intenzionali con il mondo; ci si trova naturalmente, quindi, in una relazione di “consonanza intenzionale” con le relazioni intenzionali altrui. Nella relazione con gli altri costruiamo uno spazio interpersonale condiviso che non coinvolge solamente il mondo delle azioni ma anche quello delle sensazioni e delle emozioni; in tale spazio si crea un ponte interpersonale carico di significato. L’attenzione dei ricercatori è posta su come la consonanza intenzionale tra individui sia generata da meccanismi cerebrali impliciti di modellazione e anticipazione degli stati relazionali.
I recenti studi sui neuroni mirror (neuroni a specchio) hanno dimostrato come i circuiti nervosi che presiedono alle azioni e all’esperienza soggettiva di emozioni e sensazioni siano attivi anche quando osserviamo azioni altrui o partecipiamo ad emozioni e sensazioni da essi vissute. Questi aspetti dell’intersoggettività dipendono dalla costituzione di uno spazio di senso interpersonale condiviso, sostenuto da uno specifico meccanismo funzionale detto “simulazione incarnata”. Sembra essere confermata, dalle recenti ricerche, l’esistenza di un sistema di meccanismi cerebrali impliciti di modellazione e di anticipazione degli stati relazionali, che genera una consonanza intenzionale tra noi e gli altri. In altre parole il sistema dei neuroni a specchio è il correlato neuronale della sintonizzazione tra menti, fondamento della vera comunicazione, dell’incontro autentico e della comprensione dell’altro.
Il nuovo filone di ricerca, a carattere interdisciplinare, sulla “Teoria della mente” indaga la presenza di substrati neurofisiologici che predisporrebbero il bambino all’acquisizione di alcune competenze che favoriscono lo scambio intersoggettivo e la capacità di instaurare collegamenti mentali verso gli “Altri da Sé”.
Le nuove scoperte neuroscientifiche e psicologiche sembrano, dunque, confermare che il cervello umano è organizzato per favorire le relazioni e per strutturarsi attraverso processi interattivi.