I compiti delle vacanze: castigo per genitori?
Siamo ormai a metà estate: come sono messi i vostri figli con i compiti delle vacanze? L’argomento è scottante perché se è vero che spesso i ragazzi sono i primi a non voler fare i compiti, anche i genitori stessi vivono i compiti delle vacanze con una certa ambiguità.
Da un lato, infatti, il periodo estivo é per molti genitori il momento tanto desiderato per trascorrere del tempo piacevole con i propri figli o per allentare un pò il controllo sulla loro vita scolastica in modo da permettere a tutti di scaricare le tensioni accumulate durante l’anno. Dall’altro il periodo estivo in Italia è talmente lungo che molti genitori temono di trovarsi al successivo inizio anno a dover fare doppia fatica per aiutare i propri ragazzi a riprendere il ritmo scolastico.
Quindi, cosa è meglio fare? Lasciare i propri figli liberi di scegliere se fare o meno i compiti oppure fare un bel respirone ed accettare di dover rivivere durante il periodo estivo gli stessi conflitti vissuti durante l’anno? L’argomento dei compiti, si sa, è un terreno ideale di scontro genitori-figli.
Personalmente ritengo che su questo argomento sia opportuno trovare un accordo con i propri figli in modo da aiutarli ad organizzare il proprio tempo estivo dedicandone una parte al divertimento e allo svago, ma una parte all’allenamento scolastico. Trovo, ad esempio, sensato permettere ai propri figli di trascorrere il primo mese di vacanza spensierati, liberi di riappropriarsi finalmente del proprio tempo, ovviamente compatibilmente con le esigenze familiari. Dal secondo mese in poi, tuttavia, ritengo opportuno riprendere un pò in mano le redini della situazione iniziando a ricordare gli impegni scolastici ai quali sono chiamati seppur nel periodo estivo. Anche se magari non ci si trova molto d’accordo con le insegnanti sulla quantità del materiale assegnato, è compito del genitore responsabilizzare i propri ragazzi del proprio apprendimento stimolandoli a diventare capaci di organizzare in modo autonomo il proprio tempo da suddividere tra compiti e attività giocose. Suggerisco di aiutarli più nella pianificazione di questa attività piuttosto che nei contenuti stessi. In parole più semplici, il ruolo del genitore non è tanto quello di aiutare i propri figli a risolvere l’espressione di matematica ma, piuttosto, quello di aiutarli nel decidere quando iniziare a svolgere i compiti di matematica, quante espressioni fare e con quale frequenza, dove recuperare informazioni per risolvere il compito, come verificare se si sta rispettando il piano previsto, quali gratificazioni concedersi, ecc. Si tratta di competenze fondamentali poi anche durante l’anno scolastico.
Voglio ricordare che più il momento dei compiti viene associato a emozioni positive più è probabile che i ragazzi si avvicinino con maggiore entusiasmo a questa attività. Quando i compiti sono associati a emozioni negative di continua frustrazione e rimprovero, più i ragazzi tendono a rifuggire tali momenti.
Quindi, importanza ai compiti delle vacanze si, ma non eccessiva. Se i compiti estivi si riducono ad un vero terreno di guerra, forse c’è qualcosa che non funziona e che va rivisto!
E nella vostra famiglia cosa succede? I vostri figli hanno già finito tutti i compiti? O li devono ancora iniziare?